The Italian Pink Floyd Channel

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Biografia

L'avventura Pink Floyd inizia nel 1965 quando ai Tea Set, una band universitaria di quattro studenti (Roger Waters, Rick Wright, Nick Mason e Bob Klose), si unisce il chitarrista, cantante ma soprattutto compositore Syd Barrett, che cambiò il nome in Pink Floyd, unendo i nomi di due bluesman, Pink Anderson e Floyd Council, in una formula magica che diventò simbolo di una delle più grandi band della storia.
Ma andiamo con ordine.

L'era del diamante pazzo (1965-1968)
Roger Keith Barrett, detto Syd, nasce e vive a Cambridge dove si fa subito notare per la personalità eccentrica e per il suo talento artistico. Che non scaturì subito con la musica, bensì con la pittura e la letteratura.
Più tardi, quando cominciò ad interessarsi alla musica, in particolare al blues, si unì ad un gruppo, i Geoff Mott And The Mottoes, dove Roger Waters, ogni tanto, prendeva parte alle prove con il suo basso. Casa Barrett ben presto divenì una specie di club, dove Syd conobbe Bob Klose e strinse una forte amicizia con David Gilmour, che, ironia della sorte, sarà proprio colui che prenderà il suo posto nei Floyd nel '68.
Intanto, Syd e Roger cercarono di mettere su un gruppo, ma poi non si fece niente e Syd continuò a dipingere e a comporre (di questo periodo sono canzoni come Golden Hair o Effervescing Elephant, entrambe ispirate dalla letteratura, che Syd amava moltissimo).
Passò un anno e Syd riprese in considerazione l'idea di formare un gruppo con Roger e Bob, ma i due avevano già formato una band senza di lui, che aveva vari nomi tra i quali Sigma 6, Abdabs, Screaming Abdabs, Meggadeaths e infine Tea Set. Quando Syd si unì a loro, la formazione a cinque comprendeva, oltre a Waters e Klose, Rick Wright e Nick Mason, due studenti del Politecnico di Architettura.
Quando la band conobbe Mike Leonard, un tecnico delle luci che mise a disposizione la sua casa, cominciarono i famosi "light shows" con luci psichedeliche che furono una costante dei Floyd non soltanto nella Barrett-era.
Ora, però, la band aveva bisogno di un cantante, che trovarono in un negozio di dischi (!!), Chris Dennis, un cantante blues di Cambridge che stava per l'appunto cercando un gruppo.
Nel frattempo Syd, che era andato a Cambridge a cercare un cantante, tornò con un nuovo nome per il gruppo: aveva un paio di dischi di due bluesman della Georgia, Pink Anderson e Floyd Council. Mise assieme i loro nomi, ottenendo Pink Floyd, un nome che fu ben accetto dagli altri del gruppo e che lo stesso Syd dipinse, a grandi caratteri rosa, sul furgoncino con cui si spostavano.
I The Pink Floyd Sound iniziarono a suonare in varie feste o pub, e intanto Dennis lasciò la band, riservando il ruolo di voce solista a Barrett.
Pure Klose, seppur amichevolmente, si allontanò: il suo interesse era di stampo jazzistico, mentre lo spirito "anarchico" di Syd era più spinto verso il rock e la rottura delle tradizioni; così i The Pink Floyd Sound rimasero in quattro.
Syd Barrett era il leader indiscusso della band. Tutte le composizioni erano sue, il suo stile chitarristico era inimitabile, soprattutto nei live dove i Floyd tiravano fuori tutto il loro estro creativo e psichedelico.
Era il 1966, e la corrente psichedelica stava prendendo piede in Inghilterra, soprattutto a Londra, dove i Floyd vennero ingaggiati per alcuni concerti al Marquee Club, grazie ai nuovi manager Peter Jenner e Andrew King.
Ma fu soltanto nel 1967 che i Floyd furono tra le band di spicco della Londra psichedelica: diventati "house band" del nuovissimo UFO Club a Londra, cuore del movimento underground della capitale britannica, il cui gestore Joe Boyd era un amico di Jenner, registrarono il primo 45 giri Arnold Layne/Candy And A Currant Bun.
Fu subito un successo, e ben presto i Floyd registrarono un altro 45 giri, See Emily Play/The Scarecrow, che permise loro di acquistare nuova fama nel labirinto delle band psichedeliche che bazzicavano i locali underground londinesi in quegli anni.
Risalgono a questi tempi i primi effetti collaterali dell'acido su Syd Barrett; anche se non in modo evidente come nel '68, Syd cominciò a dare segni di stanchezza già dall'estate di quell'anno, quando uscì il meraviglioso The Piper At The Gates Of Dawn: undici tracce di psichedelia pura in un viaggio attraverso i tempi che è attuale ieri come oggi, Summer Of Love ma anche genialità creativa che superava di gran lunga la media delle band psichedeliche del momento; e tracce, seppur deboli, di ciò che sarà il movimento progressivo nel decennio successivo.
Le prime stravaganze di Syd non furono attribuite fin da subito all'uso di allucinogeni se non piuttosto alla sua inesauribile vena creativa: bastava solo un po' di LSD e si risolveva tutto. In questo periodo Syd cominciò ad assumere, oltre a massicce dosi di acido, anche qualche pillola di Mandrax, un potentissimo antidepressivo che sarà la sua rovina insieme agli allucinogeni.
I mesi successivi Syd si fece sempre più assente, l'LSD gli stava distruggendo il cervello e le poche composizioni di allora (Apples And Oranges, Jugband Blues, Scream Thy Last Scream, Vegetable Man) riflettono perfettamente la sua condizione psicologica in quel momento.
Ben presto i Floyd ebbero bisogno di un altro chitarrista, e la scelta ricadde su Dave Gilmour, chitarrista dei Joker's Wild (band che faceva da spalla ai Floyd nei concerti) nonchè grande amico di Barrett. Si provò una formazione a cinque, ma Syd stava sempre peggio e la band decise, non senza sofferenze, di escluderlo dal gruppo.
L'album che pubblicarono in quella situazione di cambiamento, A Saucerful Of Secrets, sembra quasi l'addio di Syd al mondo: psichedelia sempre, ma non più i sogni visionari e lisergici di Piper, ma nuovi toni malinconici e tristi.
L'ultima traccia, Jugband Blues, è l'addio definitivo di Syd, che riunisce tutte le sue ultime forze per comporre una delle canzoni più tristi mai scritte. "E' terribilmente cortese da parte vostra pensarmi qui/e vi sono infinitamente grato per aver messo in chiaro che in realtà non ci sono/mi chiedo soltanto chi potrebbe comporre questa canzone".
Finita l'era Barrett, i Floyd ora non avevano più il loro frontman e principale compositore, e si trovarono di fronte ad un momento di crisi.

I nuovi Floyd (1969-1972)
Con Gilmour al posto di Barrett e senza più il loro leader, i Floyd si trovarono spiazzati, tanto più che si prese seriamente in considerazione l'idea di sciogliere il gruppo.
Ma i Floyd non si sarebbero certo arresi. Nel 1969 registrano uno degli album più belli (e più sottovalutati) della storia, Music From The Film More, in soli otto giorni, per il regista Barbet Schroeder(per cui fecero anche Obscured By Clouds).
Il disco non ebbe molto successo (forse per il fatto che sia una colonna sonora?), non fu benvoluto né dal pubblico né dalla critica, ma i Floyd, tutto forchè scoraggiati, si buttano a capofitto in un grande progetto, un album doppio metà live metà studio.
Quell'album esce lo stesso anno, è Ummagumma; diviso, come detto prima, in due parti: quella live, che ripropone vecchi successi dei Floyd Barrettiani e non, e quella in studio, completamente nuovo, composto da quattro sezioni firmate ognuna da un membro dei Floyd.
Gli stessi Floyd non furono affatto soddisfatti del risultato; nonostante ciò, l'album ebbe un successo enorme rispetto a quello che si aspettavano; molti lo ritengono addirittura il capolavoro assoluto del gruppo.
La successiva fatica, anche questa poco soddisfacente, fu la colonna sonora di Zabriskie Point; nonostante le lunghe giornate di lavoro a Roma, alla fine il regista Antonioni scelse solamente tre canzoni dei Floyd per il film, che fu completato con brani di Grateful Dead, John Fahey, Young Bloods e Patti Page.
L'anno successivo, comunque, si aprì veramente la seconda fase Pink Floyd: con la magnifica title-track di 23 minuti si apre una delle pietre miliari non solo della discografia degli stessi, ma dell'intera storia del Rock: Atom Heart Mother. Un inizio orchestrale, con la collaborazione di Ron Geesin, verrebbe da dire quasi colossale, che poi sfocia in tre pezzi quasi acustici, delicati, e termina con la psichedelia di Alan's Psychedelic Breakfast, in cui i rumori di fondo la fanno da padrone.
Da notare, comunque, che i Floyd avevano appena subito un grosso furto pari a quarantamila dollari in amplificatori e strumenti vari; i concerti che segiurono Atom furono fantastici, per esempio quello di Bath, con un coro di quaranta voci e una vera orchestra a supportarli.
Atom Heart Mother fu anche il primo album in cui compare Alan Parsons come tecnico del suono, e soprattutto è l'inizio del grande successo dei Pink Floyd, che, sebbene qualcuno cerca di etichettare nella wave del Progressive che si formava in quegli anni, rimasero sempre fedeli alla psichedelia. In forme sempre diverse, però.
Diversa anche la psichedelia di Meddle, 1971, che a prima vista sembra molto simile ad Atom: lunga suite che occupa un intero lato dell'LP (Echoes); la solita ballata acustica (A Pillow Of Winds); la perla psichedelica (One Of These Days).
In realtà Meddle porta molte innovazioni non solo nei Floyd, ma in tutto il panorama musicale di quei tempi: l'uso dell'elettronica, le sperimentazioni, gli ululati dei cani, i cori da stadio, nuove impronte blues. Meddle è sperimentazione pura, nonostante sia etichettato come "il lavoro più Prog dei Floyd".
Prima di Meddle, in realtà, i Floyd avrebbero dovuto scrivere la musica per un balletto colossale, 60 ballerini e un'orchestra di 108 strumenti...Erano stati incaricati da Roland Petit, che voleva una cosa originale, ma dopo non poche peripezie si decise di utilizzare vecchi brani dei Floyd.
E' del '72 il meraviglioso Live At Pompeii, surrealistico film-concerto girato nell'anfiteatro di Pompei (rigorosamente senza pubblico), dove, oltre ad interviste inedite, ci sono sequenze in cui si vede la band suonare nello spettacolare anfiteatro o andare in giro per il Vesuvio. Il film ebbe molto successo, soprattutto per merito delle eccezionali ambientazioni.

Il grande successo e l'inizio della fine (1973-1977)
E' il 1973. Data storica per la musica: nel mezzo dell'era progressiva e decine di album dei giganti del genere, spicca un capolavoro psichedelico. Esce The Dark Side Of The Moon, il più grande successo commerciale dei Floyd, l'album "perfetto" in ogni dettaglio, il perfezionismo tecnico unito alla straordinaria capacità del gruppo di creare un "alone magico" e al meraviglioso concept che, partendo da cose quotidiane come i soldi, il tempo, il viaggiare, rappresenta infine un grandioso viaggio attraverso la mente umana per scoprire le radici della follia, instaurata inesorabilmente dentro ognuno di noi.
Le lunghissime registrazioni dell'album, dovute senz'altro alla ricerca, da parte della band, del perfezionismo in ogni piccolissimo dettaglio, fanno sì che l'album esca ben due anni dopo l'ultima fatica, tempo molto lungo se consideriamo i tempi dei Floyd in quei periodi.
Fu, in effetti, il grande successo commerciale dei Floyd: ben quindici anni nelle classifiche di Billboard e 28 milioni di copie vendute.
Sul palco i Floyd non badano a spese: fuochi artificiali, laser, fumo colorato, aerei che esplodono, luci psichedeliche, schermi con filmati aiutano il gruppo nel monumentale tentativo di contrasto al sistema utilizzando i suoi mezzi.
Barrett, non molti anni prima, aveva anticipato tutto ciò: in un momento storico in cui il sogno giovanile premeva per infrangere le barriere della realtà del dominio, aveva unito felicemente elementi vecchi (il blues) e nuovi (l'elettronica, la psichedelia) in una formula magica che non cessa di affascinare.
E fu proprio a Syd che i Floyd dedicarono l'intero Wish You Were Here, toni nostalgici e tristi ma nello stesso tempo rabbiosi, che fanno riflettere su ciò che è stato, ciò che è, e ciò che avrebbe potuto essere.
La lunga suite, divisa tra inizio e fine, partenza e conclusione, racchiude gli altri brani come una sorta di barriera da cui non si può uscire, e non si deve, perchè nel contesto è cosa unica, nel presente allucinato si ricorda le (non meno allucinate) follie e sogni passati. Shine On You Crazy Diamond, tributo meraviglioso, sogno psichedelico, giusto riconoscimento ad un uomo che fece la storia e contribuì a momenti fantastici che purtroppo finirono troppo presto.
Durante le registrazioni, un "ragazzotto grasso e calvo", come racconta Wright, andò a trovarli in studio. Fu proprio Dave Gilmour, colui che aveva preso il suo posto nella band, a riconoscere per primo il loro vecchio amico Syd.
Come erano finiti i Floyd di Barrett, dovevano avere una vita relativamente breve anche i Floyd rimasti, che con Animals cominciarono ad incamminarsi verso la fine. Mason e Wright contribuivano minimamente per problemi personali e di famiglia, e Waters e Gilmour iniziarono ad azzuffarsi per il controllo della band.
La spuntò Waters, che, instaurando la più ferrea delle dittature, scrisse Animals tutto da solo. Un'allucinante concept basato sulla filosofia orwelliana, in cui Waters descrive con assoluto cinismo il genere umano, dividendolo in cani, porci e pecore, facendo una sola, piccola eccezione per i "porci con le ali".
Ben presto, però, le cose peggiorarono: la Norton Warburg, società di investimenti su cui i Floyd avevano scommesso tutto, fallì, e la band fu costretta ad un "esilio fiscale" nel sud della Francia.
Waters prese la situazione in mano e cominciò a lavorare, oltre che ad un album solista (The Pros And Cons Of Hitch Hiking), alla folle idea del "Muro".

Il Muro e l'implosione finale (1979-1985)
Waters ormai controllava tutto, scriveva testi e musiche, era diventato il leader indiscusso della band.
Le tematiche fondamentali che trattava variavano dalla critica alla politica del tempo alla morte del padre nella seconda guerra mondiale, dalla crudeltà del mondo discografico alla ribellione per ciò che l'uomo era diventato nella società.
The Wall, 1979, altro grandissimo successo dei Floyd insieme a The Dark Side Of The Moon, riprende le tematiche politiche di Animals e le amplia, trattando dell'alienazione umana nella società moderna, la costruzione di un "Muro" immaginario che protegge dai pericoli del mondo, ma nello stesso tempo crea una solitudine che a lungo andare porterà alla follia.
I "mattoni" che costituiscono questo Muro altro non sono che avvenimenti, tragedie, comportamenti, ingiustizie subite o recate, tutto ciò che succede nella vita (certo non proprio fortunatissima) del protagonista Pinky, non identificato come una persona ma come idealismo del genere umano stesso; tutto ciò si accumula, nel tempo, e finisce per erigere una barriera che separa Pinky dal resto del mondo.
Un'altra chiave di lettura potrebbe essere che questa barriera esista sul serio, e rappresenta nient'altro che la società moderna, accusata di rompere i legami tra le persone, di falsità e ipocrisia.
Comunque sia, il Muro alla fine viene abbattuto in seguito ad una sorta di "auto-processo mentale" in cui Pinky rivede tutta la sua vita e alla fine viene condannato, e il Muro viene abbattuto, lasciando spazio ad un debole, ma sincero, messaggio di speranza: "Soli, o a coppie/quelli che davvero ti amano/camminano su e giù fuori dal muro".
Alla fine delle registrazioni, Roger espelle Wright dalla band, a causa di uno scarso impegno e dal presunto consumo di cocaina di Rick (che lui stesso ha sempre negato).
The Wall nell'82 diventa anche un film, diretto da Alan Parker e con Bob Geldof nel ruolo di Pinky; non è nient'altro che l'album con l'ausilio di immagini. Non ci sono dialoghi, se non qualche sporadica frase; le animazioni di Gerald Scarfe e la fantastica performance di Geldof aiuteranno, se non altro, a spiegare meglio il concept, oppure ad integrarne la visione da parte del pubblico.
The Final Cut, 1983, non è altro che un'appendice sofferta a The Wall: con Rick Wright fuori dal gruppo (ricordo che, ai tempi di Barrett, i manager King e Jenner reputavano la mente del gruppo, insieme a Syd) e Roger Waters preso dal concept del Muro e dai toni sofferenti e rabbiosi, le parole che sovrastano il suono, la tristezza che trasmette l'album (forse voluta?) sembra essere l'ultima pagina di ciò che furono i Pink Floyd.
I Pink Floyd, o meglio ciò che ne rimaneva, divisero definitivamente le loro strade nel 1985, senza mancare di azzuffarsi ancora una volta per i diritti del nome. A sorpresa la spuntò Gilmour, che fece di tutto per non far finire in quel modo i Pink Floyd.

Un nuovo inizio e la conclusione definitiva (1986-1994)
Gilmour scrive un nuovo album, A Momentary Lapse Of Reason, e richiama Mason e Wright (il contributo di questi ultimi fu soltanto una formalità, visto che scrisse tutto Dave; è l'album floydiano in cui si sente di più la sua influenza, con lunghi passaggi strumentali e quel sound che caratterizza tutta la sua carriera solista). Non si può dire che sia un bellissimo album, per quanto abbia venduto, ma è stato fondamentale per riallacciare i rapporti tra i tre Floyder in attesa di un album fantastico che uscirà qualche anno dopo, The Division Bell.
E' il 1994, e l'avventura Pink Floyd sta ormai volgendo al termine. Waters se n'è andato già da una decina d'anni, e vanta una carriera solista non proprio fantastica. Gilmour, Mason e Wright, riuniti ancora una volta sotto il nome Pink Floyd, pubblicano The Division Bell, più che degna conclusione di una band che ha fatto la storia.
A quest'album partecipano attivamente anche Mason e soprattutto Wright, autore della meravigliosa ballata Wearing The Inside Out. Così, tra parti strumentali, riferimenti agli ex-membri del gruppo e, forse, qualche pecca giustificabile, si arriva alla fine. High Hopes, che da sola vale più di tutto The Final Cut, conclude con una vena nostalgica di malinconia la magia che da decenni ormai affascina tutto il mondo, quel "Forever and ever...." finale che rassicura, perchè basta credere in qualcosa per far sì che duri per sempre; e i Pink Floyd lo faranno, la loro musica non morirà mai, perchè è attuale ora come lo era nel '67, nel '73, nel '79 o nel '94.
Parte un tour mondiale che sarà riassunto in P.U.L.S.E., oggi ritenuto da molti come il miglior live dei Pink Floyd.

Storia recente (2000-oggi)
Nel 2000 viene pubblicato Is There Anybody Out There?, l'ultimo live dei Pink Floyd, registrato durante il tour di The Wall nell'80-'81.
Nel 2001 esce Echoes: The Best Of Pink Floyd, l'unica vera raccolta che contiene tutti i più grandi successi della band opportunamente rimasterizzati.
Il 2 Luglio 2005, in occasione del Live 8 promosso dall'amico Bob Geldof, i Pink Floyd si riuniscono, nella formazione storica Waters-Gilmour-Wright-Mason per suonare insieme ancora una volta; durante l'esecuzione di Wish You Were Here, Waters ricorda Syd Barrett.
Syd Barrett muore il 7 Luglio 2006 a Cambridge, per complicanze dovute al diabete. Il 10 maggio 2007 viene organizzato un concerto in sua memoria, a cui partecipano i Pink Floyd, che però non suonano insieme: prima suona Waters e poi il trio Gilmour-Wright-Mason. Il motivo fu di non voler distogliere l'attenzione dal fatto che era un concerto in memoria di Syd.
Il 15 Settembre 2008 muore Rick Wright, dopo una breve lotta contro il cancro. Mason, che aveva sempre fatto da "collante" tra Gilmour e Waters e ha sempre detto possibile una reunion dei Floyd, dopo la morte di Rick ammise che i Floyd erano finiti per sempre.
Il 10 Luglio 2010 Waters e Gilmour suonano insieme, per un concerto di beneficenza; fatto accolto con grande sorpresa perchè segno che i rapporti tra i due sono migliori che qualche anno prima.


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